Ottava Domenica fra l'anno

Posted by Padre Eugenio Cavallari on 28 February 2019

verdeOgni albero si riconosce dai suoi frutti

Letture: Sir. 27,5-8; 1Cor. 15,54-58; Lc 6,39-45.

1 - La vita è un setaccio - Oggi la lettura del Siracide ci consegna un condensato delizioso di sapienza.

Ecco in sintesi: ogni azione è per l’uomo un banco di prova nel bene e nel male sia per il suo modo di pensare che di agire. Come la fornace prova il vaso del ceramista, così i fatti della giornata provano la qualità morale della persona o i suoi difetti, cioè l’intimo del cuore. Ma soprattutto rivelano ‘come’ è stato coltivato l’albero, cioè come è stata educata la personalità dell’individuo. Verrebbe quasi da dire che la virtù coincide con la semplice buona educazione. Non occorre essere stinchi di santi per non rubare o non bestemmiare o danneggiare gli altri, è sufficiente essere persone ben educate all’autocontrollo di sé.

2 – Educazione come disciplina - Ma un ateo, che rifiuta Dio come guida della sua vita, o un uomo, che è convinto di essere perfetto e di sapere tutto, accetteranno mai di aver bisogno di una severa disciplina per raggiungere la piena maturità umana? Torna alla mente S. Agostino: ‘L’umiltà è praticamente l’unica disciplina della vita cristiana’. L’umiltà non è soltanto la capacità di riconoscersi effettivamente come creatura di Dio, e riconoscere Lui come primo e ultimo nella nostra vita, ma anche riconoscersi peccatore e ricorrere a Cristo come unico salvatore. Questa umiltà è uno stato permanente di vita, che mette in gioco tutta la libertà, intesa com spirito di iniziativa per collaborare con la grazia di Dio.

3 - Il pungiglione della morte - S. Paolo ha coniato la più efficace definizione del peccato originale: un pungiglione avvelenato che ha procurato la morte di Adamo ed Eva e la corruzione nella natura umana di tutti i loro discendenti. Fortunatamente Gesù Cristo ha sconfitto sulla croce il Demonio e ogni opera del male e ci ha restituito una nuova incorruttibilità e immortalità: ‘Dov’è, o morte, la tua vittoria e il tuo pungiglione? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo. Perciò, fratelli carissimi, restate saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore’ (S. Paolo). La nostra fatica non è altro che questo: essere uomini tutti di un pezzo, liberi e coerenti con le leggi della natura umana e i valori del Vangelo.

4 - La pagliuzza e la trave - Anche Gesù ci illumina al riguardo, partendo dall’immagine del cieco e dalla sua malattia degli occhi. Essa è comune a tutti e quindi impedisce a ciascun uomo di vedere bene, prima se stesso e poi gli altri. Ora, se io non sono in grado di capire e di gestire me stesso, come posso pretendere di guidare gli altri? Infatti l’orgoglio minimizza sempre le proprie colpe e ingigantisce quelle degli altri. Ironizza Gesù: ‘Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio. Ipocrita! Togli prima la trave del tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello’. La trave è proprio l’orgoglio, che sbarra completamente lo sguardo verso se stessi e si auto-assolve accusando gli altri. Non per nulla questa forma estrema di ipocrisia è peggiore di qualsiasi peccato.

5 - L’albero e i suoi frutti – Il Vangelo argomenta così: ‘Se la radice dell’albero è buona, certamente i frutti saranno buoni’. Ora, la radice non è altro che il centro dell’anima, cioè il cuore. Quindi un cuore umile e docile non può dar frutti cattivi, un cuore orgoglioso e cattivo non può dare frutti buoni: ‘L’uomo buono dal buon tesoro del cuore trae frutti di bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro estrae frutti di male’ (Vangelo). La conclusione è scontata: non ci sono da una parte tutti i buoni e dall’altra tutti i cattivi. In ciascuno c’è la parte buona e quella meno buona. L’educazione deve far emergere il bene e deve eliminare il male: il tutto naturalmente con la grazia di Dio e tanta umiltà, preghiera, buona volontà.

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