Quinta Domenica di Quaresima

Posted by Padre Eugenio Cavallari on 17 March 2018

violaChi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna

Letture: Geremia 21, 31‑34; Ebrei 5, 7‑9; Giovanni 12, 20‑33.

1 ‑ L’Ora di Cristo ‑ A pochi giorni dalla passione e morte, Gesù sente giunta finalmente la ‘sua ora’: salvare il mondo dal peccato e aprire nuovamente agli uomini la porta della Vita divina. Gesù è venuto solo per questo: salvare il mondo dalla morte eterna. L’uomo-Gesù avverte il peso immane del momento supremo, in cui viene a coincidere la storia di tutti gli uomini con la sua vita personale: un unico destino. E prega così il Padre: ‘Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome’ (Vangelo). L’ora di Cristo Salvatore unisce la morte di Cristo con l’ora della nostra salvezza. Anche noi, grazie a Gesù Crocifisso, siamo finalmente giunti a quest’ora!

2 - La rivelazione suprema - Gesù si trova a Gerusalemme per celebrare non solo la pasqua ebraica, ma la sua prima Pasqua. Il giorno dopo l’ingresso gioioso con rami di palme e ulivi, in mezzo ad una folla che lo acclama Messia, alcuni pellegrini greci vogliono ‘vedere’ Gesù, cioè conoscere questo personaggio affascinante. Insomma, vogliono intervistarlo direttamente per sapere che cosa ne pensa di Dio, degli uomini, della vita. E Gesù, senza tanti preamboli, definisce loro la vita dal punto di vista di Dio. Questo è il paradosso più incredibile, su cui si basa tutto il Vangelo e la stessa vita di Gesù: ‘Chi ama la propria vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo’ (Vangelo).

3 ‑ È proprio vero? ‑ Questo è davvero un testo mozzafiato. Anche Gesù si rende conto che sta per dire una cosa enorme e sembra giustificarsi: ‘Non credete a ciò che vi ho detto? Allora, guardate la natura: se il chicco di grano non marcisce sottoterra, non produce la spiga’. Si tratta, dunque, di una legge fondamentale della natura, valida per tutti gli esseri. D’altronde, l’esperienza quotidiana ci conferma che soltanto ‘perdendoci’, cioè donandoci agli altri, salveremo la nostra vita, cioè la utilizzeremo al massimo. La salvezza o la dannazione dell’uomo dipendono, in fondo, dall’amore o dall’odio che l’uomo porta alla sua anima. Commenta Agostino: ‘Se ami in modo sbagliato te stesso, tu ti odi; se ti odi in senso buono, ti ami’. La sfida lanciata da Cristo è tuttora in piedi da duemila anni. E qui sta la vera differenza fra Cristo e tutti gli altri fondatori di religioni. Tutti dicono: ‘prendi’; Gesù dice: ‘perdi’. In fondo, tutta la differenza sta in una erre, messa prima o messa dopo.

4 - L’esempio di Cristo - Gesù non ha solo formulato il principio, ma lo ha praticato: egli è la dimostrazione perfetta di che cosa significhi perdere la vita. Egli si può realmente definire ‘l’uomo per gli altri’, l’uomo del perdersi, in quanto si è donato senza riserve. Per questo ha voluto nascere in una grotta, vivere in incognito a Nazareth per trent’anni, morire in croce come un delinquente: ha voluto servire anziché essere servito. Tutte le sue parole e i suoi gesti sono in linea con questo principio: il suo tipo di morte è del tutto logico, in quanto muore consumando la propria vita fino all’ultima goccia di forze, di sangue e di amore. Egli ci insegna che una vita donata è una vita realizzata, una vita non consumata per amore di tutti è una vita inutile e perduta.

5 ‑ E noi? ‑ Per il cristiano sarebbe tragico morire con il rimpian­to di non aver donato fino in fondo la propria vita. Ora, nella vita divina i veri primi sono coloro che si sono fatti ultimi, cioè si sono messi a completa disposizione di tutti; questa dunque è la scelta di fondo. Se non si accetta questo punto di partenza, il discorso delle beatitudini, del perdono cristiano, dei consigli evangelici diventa utopia ridicola. Per questo la mentalità del mondo ridicolizza e rifiuta in blocco l’impostazione evangelica della Vita. Naturalmente questa scelta non si improvvisa: è giunto il momento in cui iniziare l’educazione alla vita fin dai primissimi anni, dall’uso di ragione!

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