Seconda Domenica di Pasqua

Posted by Padre Eugenio Cavallari on 5 April 2018

gialloBeati quelli che, pur non avendo visto, crederanno

Letture: Atti 4, 32-35; I Giovanni 5, 1-6; Giovanni 20, 19-31.

1 - L’ottavo giorno - È il giorno della Risurrezione di Cristo e del mondo. Viene chiamato così perché è un giorno diverso da tutti gli altri che formano la settimana: giorno che annuncia i tempi nuovi della salvezza e anticipa l’eterno ‘Giorno di Dio’. Anche l’architettura delle chiese cristiane, in particolare i battisteri, con il loro modulo ottagonale, simboleggiano il giorno ottavo – Il giorno della risurrezione di Gesù inizia prestissimo, prima dell’alba, con il terremoto che apre il Sepolcro di Cristo, e termina a notte alta, quando Gesù appare ancora ai discepoli riuniti nel Cenacolo e mostra loro le mani e il costato come prova fisica della sua risurrezione. Quelle mani e quel costato, da cui è uscita la Vita nuova, sono e saranno per sempre il documento di una Pasqua che non finirà mai più...

2 - Otto giorni dopo – La sera di Pasqua, nel cenacolo, mancava l’apostolo Tommaso. Ed egli non accetta la testimonianza degli apostoli: ‘Abbiamo visto il Signore’! Se non vede e non tocca con le proprie mani le ferite di Gesù, non crederà mai. Passano otto giorni... Gesù arriva anche per lui! Così la settimana di Pasqua si trasforma in segno sia della breve stagione della vita umana, in cui ciascuno fa esperienza personale di Cristo Risorto, sia della storia umana che risorge a poco a poco con Cristo. Una fede di tipo pasquale deve farci fare esperienza concreta e continua di Gesù nel cuore, in famiglia, nel volto e nell’assemblea dei fratelli, nelle vicende della storia umana...

Questa esperienza era fortissima nelle prime comunità cristiane, che vivevano costantemente con Cristo risorto: dobbiamo anche noi tornare a questa familiarità con Gesù risorto.

3 - Un esempio – Gli Atti degli apostoli descrivono così la prima comunità cristiana di Gerusalemme, che cresce e si rinsalda attorno al Risorto: ‘La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande stima. Nessuno tra loro era bisognoso’. In tal modo nei credenti si è venuta formando la coscienza di essere anche Chiesa, cioè un tutt’uno con Gesù vivo e con i fratelli. Oggi, pur in questo tessuto sociale così variegato di lingue, culture e religioni diverse, l’essere Chiesa ci aiuta ad andare oltre per costruire il ‘cuor solo e l’anima sola’ in Dio. Non c’è altro fondamento su cui costruire una autentica famiglia umana.

4- E oggi? - La Pasqua odierna è una occasione più che opportuna per fare il punto della situazione sia della nostra vita interiore e personale sia della nostra vita di comunità. Facciamoci due domande: Siamo veramente risorti a un tipo di vita secondo lo Spirito di Dio ossia secondo il Vangelo? Siamo veramente ‘corpo risorto’ di Cristo, cioè: un cuor solo e un’anima sola? Se confrontiamo la situazione reale con il modello evangelico dobbiamo convenire che di ‘risurrezione’ c’è veramente bisogno. Cristo non è ancora risorto del tutto nelle sue membra che siamo noi! Ciò che conta nella psicologia del risorto è che deve essereci una sicurezza di fondo nella nostra anima: con la grazia di Dio si può vincere ogni forma di male e di cattiva abitudine.

5 - La vittoria - La forza della fede in Cristo risorto sconfiggerà il peccato, il male, la morte. Questo è il messaggio, che ci consegna l’apostolo Giovanni: ‘Carissimi, chiunque crede che Gesù è `il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato ama anche chi da lui è stato generato. Da questo conosciamo di amare i figli di Dio; se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti’ (prima Lettera). Se il mondo si dibatte ancora con tante forme di male, violenza e morte è perché rifiuta la fede e la salvezza di Cristo. Da parte nostra, sentiamoci responsabili di offrire una testimonianza capace di eliminare ogni forma di egoismo e di sopraffazione.

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