Seconda Domenica di Pasqua

Posted by Padre Eugenio Cavallari on 18 April 2020

gialloTommaso, perché mi hai veduto hai creduto? Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno

Letture: Atti 2, 42-47;  1 Pietro 1, 3-9;  Giovanni 20, 19-31.

1 ‑ Toccare con mano ‑ L'apostolo Tommaso, che vuole toccare con mano le ferite di Gesù risorto, assurge a simbolo di coloro che non credo­no finché non ne hanno le prove tangibili ed evidenti. Molti, escludendo ogni tipo di fede, dicono anche oggi: ‘Dio non esiste, perché non lo vedo, non lo sento, si disinteressa della sof­ferenza e dell'ingiustizia nel mondo, ci lascia a soffrire’ e ancora: ‘Cristo non è risorto perché non lo vedo nella mia vita; molte volte chi dice di credere in lui è peggiore degli altri e non sa per­ché crede’. L’elenco potrebbe continuare. A questo punto, sembra più giusto imitare l'atteggiamento di Tommaso, che cerca altre prove.

2 ‑ Una fede ‘provata’ ‑ In effetti, dove non giunge la ragione e le possibilità umane, deve sopperire la fede, fornendoci tutte le pro­ve e garanzie che Dio esiste, provvede a noi, è giusto, ci vuole bene, e tut­to ha un senso nella vita, anche il dolore. E’ vero purtroppo che troppi cristiani credono senza darsi valide ragioni, senza approfondire i proble­mi, senza verificare la validità delle soluzioni di fede: una tale fede superficiale rischia di volatilizzarsi nel sentimento, nell'irrazionale, nell'inconscio, nella pura tradizione. Naturalmente le ragioni di una fede adulta sono anche di natura intellettuale, ma esigono un’umile ricerca, fatta di molta preghiera e incessante meditazione della Parola di Dio, compiuta non da soli ma all’interno della comunità cristiana. In effetti è proprio la fede che ci costringe a ragionare sulle ultime ragioni della vita!

3 ‑ Toccare le ferite - L’atteggiamento di Tommaso (e di ogni vero credente) si giustifica molto meno se significa un voler chiedere a Gesù e a Dio un'ulteriore prova d'amore. Non bastano ancora le prove d'amore implicite nel dono della vita, della libertà e di tante creature? Non basta la prova suprema d'amore di Cristo in croce, con il cuore a­perto e le braccia spalancate nel dono di una misericordia infinita? Ecco la vera prova d’amore: le ferite aperte del Corpo risorto, che continua a sanguinare nella persona di tutti gli uomini ed è il vero rifugio per tutti coloro che cercano e soffrono per una giusta causa!

4 ‑ Quali ferite ‑ Gesù non rifiuta a nessuno la ‘prova delle ferite’. Anzi, ci invita a farla e farla subito. Il suo corpo è ancora ferito di tutte le ferite degli uomini, che muoiono di fame e sete, di ignoranza e ingiustizia, di oppressione e di orrori, di malattia e di morte, di martirio per testimoniare la loro fedeltà e onestà. Queste sono le ferite del Corpo di Cristo, di cui dobbiamo fare personale esperienza. Se abbiamo il coraggio di toccarle, non possiamo più dire di credere e disinteressarcene! A questo punto facciamo una prova autentica di un Cristo risorto e reale, concretissimo nella vita di tutti gli uomini e di tutti i giorni.

5 - ‘Beati...’ ‑ Sì, beati quelli che crederanno senza aver visto o senza voler chiedere altri segni, dopo quello che è già stato dato e si può constatare nella realtà di tutti i giorni. Beati coloro che cre­deranno come i bambini, in braccio al papà e alla mamma, cercan­do di dare una loro prova d’amore all’Amore infinito di Dio. Parola di Gesù: ‘Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei cieli’. Calcoliamo meno, amiamo di più!

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