Sesta Domenica fra l'anno

Posted by Padre Eugenio Cavallari on 16 February 2019

verdeBenedetto l'uomo che confida nel Signore ed Egli è la sua fiducia

Letture: Geremia 17,5‑8; I Corinzi 15,12. 16-20; Luca 6,17.20‑26.

1 ‑ Il problema della felicità ‑ Fino a qualche anno fa il problema della giustizia sembrava il più importante; oggi si parla piuttosto di felicità. Essere felici: che cosa vuol dire? Stare bene... essere sistemati… arrivare al successo… fare ciò che piace… non avere fastidi? L’uomo in questo campo  non accetta sconti o limitazioni: vuole essere veramente felice e per sempre. Ma come si concilia allora la felicità con il limite delle forze umane, con la realtà negativa del dolore, delle prove della vita, del male, della morte? Risposta ardua, che solo la vera religione può dare. Per questo Agostino afferma che vera religione è solo quella che è in grado di dare una risposta concreta ed esaustiva a tutti i problemi della natura umana: vita-morte, bene-male, finito-infinito. La nostra fede cristiana ha precisamente questo compito.

2 ‑ Come essere felici ‑ È diventato quasi un argomento banale e scontato parlare dell'uomo moderno che, sazio ormai di beni materiali e di comodità, cade in preda alla nevrosi, alla solitudine, alla disperazione. Ciò vuol dire che non siamo proprio fatti per le cose della terra. Ecco come argomenta Agostino: ‘Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te’ (Confessioni 1, 1, 1); e il profeta Geremia rincara la dose: ‘Maledetto l'uomo che confida nell’uomo, che pone nella carne il suo sostegno’(17, 5), mentre l’apostolo Paolo riassume così il problema: ‘Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli altri’(I Corinzi 15, 19). Infine il Vangelo delle beatitudini indica dove è la sede della vera e definitiva felicità: ‘Rallegratevi in quel giorno perché grande è la vostra ricompensa nei cieli’(Luca).

3 ‑ Le Beatitudini – Gesù affronta il tema della felicità con il discorso delle beatitudini. Esse indicano sia la via sia la meta per essere veramente felici e beati nel profondo del cuore: adesso, domani, sempre! Vediamole brevemente: a) "Beati i poveri": essi sono coloro che si considerano poveri davanti a Dio e agli altri, bisognosi di tutto; accettano se stessi, in quanto vedono i propri difetti ma anche le buone qualità, non contano solo sulle proprie forze ma sulla grazia di Dio; pregano, ascoltano, si consigliano, insistono con buona volontà: costoro sono gli umili, cioè i poveri di Dio. b) "Beati gli affamati" : costoro cercano la perfezione in se stessi e un retto ordine di giustizia nel mondo, lottando per la causa dei diritti umani. c) "Beati gli afflitti": essi si affliggono per i propri peccati e difetti, desiderano liberarsene, accolgono con amore la sofferenza e il sacrificio per purificarsi; si fanno carico della sofferenza altrui. d) “Beati i miti e gli operatori di pace”: costoro raggiungono il dominio di sé, trattano tutti con grande apertura, rispetto, comprensione, lavorano per creare un clima più umano nei rapporti sociali. e) "Beati i puri di cuore e i misericordiosi": curano l'onestà, la pulizia dei sentimenti, il controllo delle passioni e dei sensi, non vedono solo e sempre la malizia negli altri, dimenticano l'offesa, condonano generosamente, correggono chi ha sbagliato. f) "Beati i perseguitati": essi sanno essere dalla parte del bene e del Vangelo, sono anticonformisti e vanno contro corrente, pagano di persona e rischiano, non barattano la propria coscienza e onestà. Conclusione: Il segreto della vera felicità è non venire mai meno alla nostra dignità di uomini e di cristiani.

Tags: