Questa rubrica raccoglie alcune riflessioni sulla Parola di Dio festiva, preparate comunitariamente ogni settimana. Il sussidio vuole rispondere a una duplice esigenza, avvertita ormai da tutti: a) giungere all'ascolto della Parola di Dio della messa festiva avendola già meditata in modo serio e approfondito; b) adeguare sempre meglio l'omelia o la catechesi alla sensibilità e alle situazioni concrete dei fedeli. Il cammino compiuto da ormai quarant’anni ha dimostrato che tale metodo anche se non è l'unico o l'ottimo migliora la qualità e i contenuti dell'omelia. Così esso diventa un prezioso servizio che i laici offrono al sacerdote e il sacerdote offre alla comunità dei fedeli. Dopo questa esperienza in gruppo, si è sentita l'esigenza di offrire anche una "traccia" scritta perché la riflessione continui durante la settimana in famiglia. Ora il testo è disponibile attraverso internet: il nuovo ‘caminetto’, ove la famiglia può riunirsi attorno al fuoco dello Spirito Santo. Accogliamo l’invito della Chiesa preparando un cuore ben disposto all'ascolto vivo e vissuto della Parola di Dio.
Viewing entries tagged with 'Anno B 2018'
Sesta Domenica di Pasqua
Come il Padre ha amato me, così amatevi gli uni gli altri
Letture: Atti 10, 25-27. 34-35.44-48; I Giovanni 4, 7-10; Giovanni 15, 9-17.
1 - Come... così - Siamo ancora nel cenacolo dell’ultima Cena per ascoltare il passo più sublime del discorso di Gesù: ‘Come il Padre ha amato me, così amatevi gli uni gli altri’. Adesso entriamo nel fondo del mistero inaccessibile di Dio: Gesù ci ha amati con la stessa intensità con cui il Padre lo ha amato. Sembrerebbe incredibile se non fosse stato Lui a rivelarcelo. E questo amore comune del Padre e del Figlio, donato a noi, è proprio lo Spirito Santo, forza divina di amare tutti! Il ‘come’ dell’amore di Dio diventa il ‘così’ dell’amore umano!
Quinta Domenica di Pasqua
Chi rimane in me e io in lui fa molto frutto
Letture: Atti 9, 26-31; I Giovanni 3, 18-24; Giovanni 15, 1-8.
1 - Una raccomandazione - Nell’ultima cena, Gesù intrattiene gli apostoli con alcune raccomandazioni molto importanti. Fra queste, ne dà una: ‘Rimanete in me perché senza di me non potete fare nulla’; e spiega: ‘Come il tralcio non può dar frutto se non è attaccato alla vite, così anche voi se non rimanete in me’. Chi si illude di poter portare da sé frutti di vita cristiana, non è unito alla vite-Cristo; e chi non è unito alla vite non è cristiano. Così si spiega tanta storia di fallimenti personali, di scismi dolorosi che hanno spezzato l’unità della Chiesa, di guerre fra i popoli. Gesù è perentorio: non potete proprio fare nulla senza di me!
Quarta Domenica di Pasqua
Io conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me
Letture: Atti 4, 8‑12; I Giovanni 3, 1‑2; Giovanni 10, 11‑18.
1 ‑ Il buon Pastore ‑ Gesù ama definirsi come buon pastore di fronte a tutti gli uomini per sottolineare che Lui è il vero capo e la guida dell'umanità , in quanto è il Salvatore ‘che dà la vita per le sue pecore’. Il rapporto che lo lega a noi è dunque essenzialmente un dono di amore totale e supremo, un servizio altissimo di verità e di unità per la salvezza del mondo: ‘Io conosco le mie pecore ‑ E ho altre pecore che non sono di queÂsto ovile; anche queste io devo condurre’ (Vangelo). In questo quadro non c’è più ombra di supremazia, ma di umile servizio a tutti gli uomini.
Terza Domenica di Pasqua
Aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture
Letture: Atti 3, 13-15.17-19;Â I Giovanni 2, 1-5;Â Luca 24, 35-48.
1 - Il Cenacolo - È il primo, piccolo tempio della nuova Gerusalemme cristiana: la chiesa di Gesù. Egli vi raduna gli apostoli la sera del giovedì santo per celebrare la sua prima Pasqua di morte e risurrezione, consacrandoli sacerdoti e istituendo l’Eucarestia, la sera di Pasqua conferisce loro il potere di perdonare i peccati, nel giorno dell’Ascensione li invia come testimoni a evangelizzare il mondo. Nel cenacolo, dopo cinquanta giorni dalla Pasqua, dona lo Spirito Santo a tutto il mondo. Il Cenacolo quindi rappresenta l’espressione piena della liturgia pasquale ove Cristo raduna i suoi fedeli, si fa presente come Parola e come Carne, alimenta e sviluppa la comunità cristiana. Anche gli apostoli continueranno a riunirvi la prima comunità di Gerusalemme per molto tempo, e vi celebreranno il primo sinodo solenne di Gerusalemme. Anche oggi, attorno ad ogni tabernacolo, la Chiesa vive l’esperienza del Cenacolo costeruendo se stessa.
Seconda Domenica di Pasqua
Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno
Letture: Atti 4, 32-35; I Giovanni 5, 1-6; Giovanni 20, 19-31.
1 - L’ottavo giorno - È il giorno della Risurrezione di Cristo e del mondo. Viene chiamato così perché è un giorno diverso da tutti gli altri che formano la settimana: giorno che annuncia i tempi nuovi della salvezza e anticipa l’eterno ‘Giorno di Dio’. Anche l’architettura delle chiese cristiane, in particolare i battisteri, con il loro modulo ottagonale, simboleggiano il giorno ottavo – Il giorno della risurrezione di Gesù inizia prestissimo, prima dell’alba, con il terremoto che apre il Sepolcro di Cristo, e termina a notte alta, quando Gesù appare ancora ai discepoli riuniti nel Cenacolo e mostra loro le mani e il costato come prova fisica della sua risurrezione. Quelle mani e quel costato, da cui è uscita la Vita nuova, sono e saranno per sempre il documento di una Pasqua che non finirà mai più...
Pasqua di Risurrezione
Cristo nostra Pasqua è immolato; facciamo festa nel Signore!
Letture: Atti 10, 34.37‑43; Colossesi 3, 1-4; Giovanni 20, 1‑9.
1 ‑ Il sepolcro vuoto – Il mattino di Pasqua, Simon Pietro e Giovanni - allertati dalle donne e dalla Maddalena sulla scomparsa del corpo di Gesù dal sepolcro - corrono al Calvario, entrano per primi nel sepolcro vuoto e osservano la sindone e le bende, usate per la sepoltura di Gesù, piegate con cura ai lati del letto tombale. Per Giovanni è evidentemente il ‘segno’ lasciato da Gesù risorto: ‘Egli vide e credette’! Anche oggi il segno non cambia: il sepolcro vuoto, e aperto dal di dentro, di Gesù è la prima prova che Egli è vivo, libero dai morti, vivente in mezzo a noi. Tutta la creazione è scossa da un nuovo fremito di vita divina: finalmente in Cristo Risorto l’uomo ritrova se stesso e torna ad essere ‘nuova creatura’!
Quinta Domenica di Quaresima
Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna
Letture: Geremia 21, 31‑34; Ebrei 5, 7‑9; Giovanni 12, 20‑33.
1 ‑ L’Ora di Cristo ‑ A pochi giorni dalla passione e morte, Gesù sente giunta finalmente la ‘sua ora’: salvare il mondo dal peccato e aprire nuovamente agli uomini la porta della Vita divina. Gesù è venuto solo per questo: salvare il mondo dalla morte eterna. L’uomo-Gesù avverte il peso immane del momento supremo, in cui viene a coincidere la storia di tutti gli uomini con la sua vita personale: un unico destino. E prega così il Padre: ‘Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome’ (Vangelo). L’ora di Cristo Salvatore unisce la morte di Cristo con l’ora della nostra salvezza. Anche noi, grazie a Gesù Crocifisso, siamo finalmente giunti a quest’ora!
Quarta Domenica di Quaresima
Chi fa il male, odia la luce; chi opera la verità viene alla luce
Letture: 2 Cronache 36, 14-16. 19‑23; Efesini 2, 4‑10; Giovanni 3, 14‑21.
1 ‑ Luce e tenebre – ‘La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere; ma chi opera la verità viene alla luce perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio’ (Vangelo). Questo testo illumina tutta la storia umana, da Adamo a qualsiasi uomo di tutti i tempi. Da una parte c’è la luce di Dio, la Verità infinita: non solo illumina ogni uomo che viene nel mondo, ma è venuta nel mondo duemila anni fa nella persona divina di Gesù, Figlio dell’uomo. Dall’altra parte c’è l’accoglienza che gli uomini le hanno riservato ieri e oggi: chi l’ha accolta è venuto alla luce, ma molti non la accolgono perché preferiscono le tenebre del male alla luce del bene. Ora, il bene è ‘operare la verità ’, non solo affermarla in modo teorico. Il male invece è il non operare il bene perché si odia la luce. Il vero peccato non è mancare per fragilità o ignoranza, ma opporre un netto e pregiudiziale rifiuto a tutto ciò che è luce di verità , di amore, di bene.
Terza Domenica di Quaresima
Non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato!
Letture: Esodo 20, 1-17; I Corinzi 1, 22‑25; Giovanni 2, 13‑25.
1 - La prima Pasqua - Gesù scaccia dal recinto del tempio di Gerusalemme i venditori di animali e i cambiavalute perché hanno trasformato la casa della preghiera in un luogo di mercato. È uno dei tanti gesti messianici, che indica quanto Gesù sta per realizzare con la passione, morte e risurrezione: ‘Distruggete pure questo tempio (il mio corpo) e io in tre giorni lo farò risorgere’. Il tempio di Gerusalemme diventa figura del corpo di Gesù, come il cuore dell’uomo è il tempio privilegiato della SS. Trinità , come la Chiesa di Cristo è il suo Corpo mistico. Poniamoci allora una domanda: Non siamo, per caso, anche noi i venditori che fanno mercato delle cose di Dio, in quanto facciamo i nostri interessi nella Chiesa e nella società ?
Seconda Domenica di Quaresima
Dio non ha risparmiato per noi neppure il proprio Figlio
Letture: Genesi 22, 1-2.9a.10-13,15-18; Romani 8, 31b-34; Marco 9,2-10.
1 ‑ Abramo e Isacco - A questo padre Dio chiede un giorno la prova suprema dell’amore sacrificandogli l’unico figlio: ‘Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò’. Dio non ci dona certamente un figlio per togliercelo; invece per sé ha scelto questo criterio di amore supremo: per salvarci, ci ha donato proprio il suo unico Figlio sulla croce. Abramo diventa immagine di questo Padre perché ama talmente Dio che non ‘gli rifiuta nulla’. Questa in effetti è l’unica ed estrema giustificazione, che accomuna Abramo a Dio: chi ama è pronto a sacrificare se stesso fino in fondo per la persona amata. Un giorno anche Gesù ribadirà questa verità : ‘Chi ama il padre o la madre o la sposa o i figli più di me, non è degno di me’.