Terza Domenica di Pasqua

Posted by Padre Eugenio Cavallari on 12 April 2018

gialloAprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture

Letture: Atti 3, 13-15.17-19;  I Giovanni 2, 1-5;  Luca 24, 35-48.

1 - Il Cenacolo - È il primo, piccolo tempio della nuova Gerusalemme cristiana: la chiesa di Gesù. Egli vi raduna gli apostoli la sera del giovedì santo per celebrare la sua prima Pasqua di morte e risurrezione, consacrandoli sacerdoti  e istituendo l’Eucarestia, la sera di Pasqua conferisce loro il potere di perdonare i peccati, nel giorno dell’Ascensione li invia come testimoni a evangelizzare il mondo. Nel cenacolo, dopo cinquanta giorni dalla Pasqua, dona lo Spirito Santo a tutto il mondo. Il Cenacolo quindi rappresenta l’espressione piena della liturgia pasquale ove Cristo raduna i suoi fedeli, si fa presente come Parola e come Carne, alimenta e sviluppa la comunità cristiana. Anche gli apostoli continueranno a riunirvi la prima comunità di Gerusalemme per molto tempo, e vi celebreranno il primo sinodo solenne di Gerusalemme. Anche oggi, attorno ad ogni tabernacolo, la Chiesa vive l’esperienza del Cenacolo costeruendo se stessa.

2 - Una nuova intelligenza – Gesù, la sera di Pasqua e nell’ottava, offre agli apostoli increduli diverse prove per dimostrare che è realmente risorto: fa toccare le ferite delle mani e dei piedi anche a Tommaso, che era assente la sera di Pasqua, mangia una porzione di pesce, spiega loro daccapo le Scritture. Essi così tornano a credere in modo nuovo, nella misura in cui comprendono il senso vero di quella morte e risurrezione: Cristo è morto perché ha donato la sua vita a coloro che l’avevano perduta con il peccato; Cristo è risorto perché tutti gli uomini risorgano a nuova vita.

3 - L’applicazione - Se non ci pentiamo e cambiamo vita, noi rendiamo praticamente inutile la morte di Cristo e cancelliamo la risurrezione, cioè il rinnovamento di tutta la nostra vita. Anche noi - come i discepoli di Emmaus - siamo chiamati quotidianamente a riconoscere Cristo come ‘pane spezzato’, pane che muore per gli altri e vive per gli altri. Ci ricorda Agostino: ‘Sta a noi trasformare la nostra vita attraverso la sua croce, deponendo su quel patibolo il male che abbiamo contratto, per essere giustificati nella sua risurrezione. Muoia dunque il peccato e dal sepolcro venga fuori la giustizia’.

4 - I testimoni – Gesù dice ai discepoli di Emmaus: ‘Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terso giorno. Nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni’ (Vangelo). Ecco perché i discepoli si alzano subito da tavola e tornano a Gerusalemme per portare l’annunzio agli apostoli. Anche oggi questa testimonianza presuppone una intima unione con la parola e la vita di Cristo, presente nel mondo e più che mai attivo, nonché una coerenza di vita secondo il Vangelo e una grande fiducia nel progetto cristiano di creare l’uomo nuovo. È vero che Gesù porta in sé le ‘ferite’ del peccato e della morte, ma ha in sé la forza Spirito dell’amore di Dio che trasforma radicalmente tutti gli uomini.

5 - Punti concreti - Nei momenti difficili ricordiamo che Cristo è sempre con noi e ci sostiene in ogni frangente. La sua assenza non è estraneità! I gravi problemi che ci assillano ogni giorno (salute, famiglia, lavoro, una vita pacifica di relazione) saranno affrontati e risolti con una ‘presenza’ effettiva di tutti, che si verifica quando ciascuno trasforma la propria vita in funzione delle esigenze dell’altro. Questa è anche una vera ‘prova’ della risurrezione già in atto nel mondo: sentirci responsabili, non estranei alla vita di tutti. Tale assicurazione è sancita da questa parola di Gesù: ‘Io sono con voi fino alla fine del mondo’.

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