Ventesima Domenica fra l'anno

Posted by Padre Eugenio Cavallari on 16 August 2018

verdeChi mangia questo pane vivrà in eterno

Letture: Proverbi 9, 1‑6; Efesini 5, 15‑20; Giovanni 6, 51‑58.

1 ‑ A tavola - Il libro dei Proverbi descrive così la Sapienza divina: ‘Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate la stoltezza e vivrete, andate diritti per la via ­dell'intelligenza’. Alla mensa di Dio ci si nutre di ogni Paro­la che esce dalla sua bocca ed è il pane della verità e il vino dell’amore. Cristo in persona è la Sapienza del Padre: mangiando e bevendo il suo corpo e il suo sangue, riceviamo la pienezza della Vita di Dio. Questo è l'alimento che dà sostanza e sviluppo al nostro spirito facendolo vivere in piena salute di verità e di amore. Andare diritti per la via dell’intelligenza significa rispettare la verità della natura di Dio e dell’uomo. La mancanza di verità non rende solo ignoranti, ma stupidi! Ci auto-priviamo dell’uso di ragione e ci condanniamo a fare cose contro natura. Il Card. Billot, grande teologo gesuita del secolo XX, ha scritto: ‘L’ottanta per cento degli uomini vive senza l’uso di ragione’. Possiamo dargli torto?

2 ‑ Carne e sangue ‑ Cena singolare quella dell'Eucaristia: Dio si fa mangiare dagli uomini... Istituita a sera per rammentarci il ‘sacrificio vespertino’ della Croce, prova suprema dell'Amore di Dio per i suoi figli perduti; fatta a sera per ricordarci anche il vespro di questa vita temporale che an­nuncia il giorno eterno! Che cosa significa: ‘mangiare la carne’ e ‘bere il sangue’? La carne di Cristo è il suo corpo, il sangue di Cristo è il prezzo pagato per lavare una moltitudine di peccati. Mangia realmente la carne del Signore chi vuol vivere nell'unità del suo corpo, la Chiesa; beve realmente il suo sangue chi vuol vivere con purezza la vita divina nell'Amore di Dio e dei fratelli.

3 ‑ Due effetti ‑ Nel discorso eucaristico di Cafarnao, riferito da Giovanni, Gesù li mette in luce molto bene: a) ’chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno’, b) ’chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in 1ui’. L’Eucaristia libera l'uomo dalla morte, inerzia totale del corpo e dello spirito, e da ogni forma di solitudine, che è l’isolamento sul piano delle relazioni umane e soprannaturali. Questi sono proprio i due effetti collaterali del peccato. L'uomo, salvato da Dio, non è più solo, ma è un tutt’uno con Cristo; l'uomo non vive più per‑la‑morte ma per la vita, non vive più per se stesso ma per gli altri. Dunque, ‘chi mangia questo pane vivrà in eterno’: non morirà mai più.

4 - Apparenza e realtà – La funzione dei sacramenti è di rivelarci in modo velato il mistero infinito della vita di Dio. Il velo del mistero, che avvolge Dio e l’uomo, si fa trasparente attraverso i segni eucaristici: il pane significa che Dio nutre l'uomo facendolo diventare un corpo solo con Lui e con tutti­ gli uomini, il vino significa che il Sangue di Cristo si mesco­la con il sangue umano come linfa divina che arricchisce la vita umana. L’Eucaristia è davvero il centro del mi­stero: la vita dell'uomo si fonde ormai con la Vita di Dio! Così pos­siamo leggere questo pensiero di S. Agostino: ‘Colui che ha fatto tutto di te, vuole tutto da te e di te’ (Discorso 34,7).­

5 ‑ Tre mete ‑ La nostra vita, alimentata dall’Eucaristia, deve svilupparsi su tre direzioni: a) assimilarci sempre più a Cristo, inseparabilmente presente in noi tutti i giorni della vita; ­b) farci diventare veramente un corpo solo con tutti gli uomini, abolendo divisioni e individualismi; c) orientarci verso la vita eterna, dando una dimensione di infinito a tutti i fatti quotidiani. Ecco le tre mete della vita umana sulla terra: un cuor solo con Dio e l’uomo ‑ un corpo solo in Dio e nell’uomo ‑ protesi verso Dio eterno!

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