Ventiduesima Domenica fra l'anno
Sono le cose che escono dall’uomo a contaminarlo
Letture: Deuter. 4, 1‑2. 6‑8; Giacomo 1, 17-18. 21b. 22. 27; Marco 7, 1-8. 14-15. 21‑23.
1 ‑ La legge di Dio ‑ Il popolo di Israele ha avuto due doni enormi da Dio: la rivelazione della legge naturale, cioè i dieci comandamenti, e la legge dell’alleanza, cioè amare Dio con tutto il cuore e amare il prossimo come se stessi. Il tutto, in un complesso chiaro e organico di leggi morali, liturgiche e sociali contenute nei cinque libri mosaici del Pentateuco. Mosè in persona lo ricorda in modo efficace alla assemblea: ‘Non aggiungerete e non toglierete nulla a ciò che io vi comando; ma osserverete i comandi del Signore perché questa sarà la vostra salvezza e intelligenza davanti agli occhi dei popoli. Infatti qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi espongo’?
2 ‑ Il culto di Dio ‑ L’osservanza delle leggi divine deve essere un atto di amore, radicato profondamente nell’intimo dell’uomo: il suo cuore. Anche Gesù si preoccupa di educare gli uomini a una religiosità più autentica, liberata da ogni formalismo e tradizionalismo: ‘Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini’. Sembra storia dei nostri giorni. Quanti drammi (contestazioni) e tragedie (scismi) sono accadute in questi cinquant’anni dal Concilio Vaticano per la questione della messa in lingua latina o per la salvaguardia di tradizioni popolari, dimenticando questioni ben più importanti: una profonda vita interiore, basata sulla Parola di Dio, e un rapporto maturo con l’autorità della Chiesa, espressione della guida di Cristo e della volontà di Dio!
3 - Dentro e fuori - Gesù formula un criterio di libertà , che mette pace tra i fautori della libertà di coscienza e i difensori dei diritti della legge: ‘Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c’è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo. Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: prostituzioni, furti, cupidigie, invidia’. Ecco il primo criterio per giudicare la bontà di un’azione: la retta intenzione di un cuore puro. Essa rende santa e gradita a Dio ogni cosa; mentre ‘l’uomo giudica le apparenze, Dio invece scruta il cuore dell’uomo’. Su questo verremo giudicati, al di là di ogni apparenza.
4 ‑ Le opere ‑ S. Giacomo aggiunge un ulteriore criterio pratico per verificare se si tratta di fede autentica: ‘Accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime. Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi’. Questo criterio è veramente infallibile: passare dalle parole ai fatti concreti. Qui si misura l’effettiva sincerità della fede e della buona volontà : poche parole e molti fatti. Il buon esempio trascina tutti più di qualsiasi discorso.
5 - Punti concreti - Ecco la carta di identità del cristiano, con cui si deve presentare al mondo: a) uomo libero da ogni forma di schiavitù intellettuale, morale, sociale; b) uomo coerente con il Vangelo, vissuto interiormente con grande passione; c) uomo che opera e traduce il Vangelo in casa, nel lavoro, nella comunità ecclesiale e civile. Lo scandalo, che mai perdoneranno i non‑credenti ai credenti, è affermare a parole di credere in Dio e poi comportarsi in modo disonesto davanti alla propria coscienza e agli altri. Che senso ha frequentare il culto in chiesa e offendere abitualmente Dio e i fratelli?