Ventiquattresima Domenica fra l'anno

Posted by Padre Eugenio Cavallari on 14 September 2019

verdeCi sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione

Letture: Esodo 32, 7‑11.13-14; 1 Timoteo 1, 12‑17; Luca 15, 1‑32.

1 ‑ Il cuore di Dio ‑ La storia del popolo ebraico e di tutta l'umanità rivela in pienezza la misericordia di Dio verso gli uomini. La preghiera di Mosè, che intercede per gli ebrei dopo l'aberrante episodio del vitello d'oro, è stata esaudita e sarà sempre così fino al termine della storia umana: ‘Perché, Signore, divamperà la tua ira contro il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dall'Egitto con mano potente’? La risposta di Dio richiede però un solenne impegno da parte nostra: non dobbiamo più comportarci da uomini di ‘dura cervice’. In altri termini: bisogna usare fino in fondo il cervello, cioè la capacità di ragionare sulle cose che vogliamo fare. Non si può vivere senza l’uso di ragione. Il cuore stesso ha bisogno della testa e la testa della coscienza!

2 ‑ La testimonianza di S. Paolo – ‘Rendo grazie a Cristo Signore, che mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al ministero: io che ero stato un bestemmiatore, un persecutore, un violento... Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità’. La nostra fede deve essere una risposta riconoscente all'amore che Dio ha avuto per noi, nonostante i nostri peccati e le molte omissioni di bene. Anche noi siamo forse, in qualche misura, bestemmiatori, persecutori, violenti? Che differenza c’è fra il bestemmiare e il non pregare mai? Che differenza c’è fra il perseguitare il bene e non fare nulla di buono? Che differenza c’è fra l’odiare gli altri e ignorare la loro presenza?

3 ‑ La gioia del perdono ‑ Il Vangelo racconta tre parabole che coincidono sempre sulla conclusione: ‘C'è più gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte, che non per novantanove giusti che non hanno bisogno di penitenza’. Come un pastore cerca la sua pecora perduta, come la donna cerca per casa la moneta smarrita, così il Padre cerca il proprio figlio, fuggito di casa e perduto per le vie del mondo, finché non lo ritrova. La gioia è tanto grande quanto grande è stato l'impegno nella ricerca e l'attesa del ritorno. La stessa gioia di Dio deve essere nostra perché abbiamo ritrovato noi stessi, con la nostra personalità, con un progetto di vita, con la gioia di vivere.

4 ‑ La gioia di essere perdonati ‑  Quindi non è solo Dio a gioire infinitamente mentre ci perdona; anche l'uomo prova una gioia indicibile, probabilmente la più grande della vita perché del tutto insperata. Se, infatti, non avessimo la certezza - o, almeno, l’umile presunzione - di essere perdonati da Dio e dagli uomini, la vita sarebbe veramente una disperazione. Ora, la differenza fra la disperazione della terra e dell'Inferno sta proprio qui: nell'Inferno non ci sarà mai più speranza e possibilità di perdono!

5 ‑ Il figlio maggiore ‑ Nella parabola del figliol prodigo il fratello maggiore assurge a simbolo di coloro che non vogliono perdonare chi ha sbagliato e si irrigidiscono in un malinteso senso di inflessibile giustizia. La misericordia del Padre è il migliore esempio di come dobbiamo trattarci fra noi. Se cerchi la misericordia, sappi offrirla anche a chi te la chiede: solo in essa ritrovi 1a pace del cuore. E, anche se tu hai mancato, ricorda sempre questa parola: ‘Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi: anche se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa’(I Gv. 3,20).

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