Ventitreesima Domenica fra l'anno

Posted by Padre Eugenio Cavallari on 7 September 2017

verdeDove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro

Letture: Ezechiele 33,7‑9;  Romani 13, 8‑10;  Matteo 18,15‑20.

1 ‑ La sentinella di Dio – Anche il profeta Ezechiele è chiamato da Dio a un compito assai arduo: ‘Figlio dell'uomo, io ti ho costituito senti­nella per gli Israeliti; ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia’. Se il profeta non adempirà con fe­deltà il suo ufficio, il Signore lo considererà responsabile della rovina dell'empio: ‘della sua morte chiederò conto a te’. C’è già stato duemila anni fa un ‘Figlio dell’uomo’ – Cristo redentore – a cui il Padre ha chiesto conto della morte spirituale di tutta l’umanità: Egli ha saldato il conto con la sua morte in Croce. Stando misticamente in Croce sino alla fine del mondo, Gesù fa da sentinella per il popolo dei salvati. Ma anche noi tutti dobbiamo essere sentinelle di Dio, insieme a Lui, nei confronti della propria anima e dei fratelli che hanno sbagliato. Essere veramente sentinella significa sentirci responsabili della salvezza di tutti.

2 ‑ Il debito dell'amore ‑ L'amore è l'unico debito che ci lega agli altri. Ce lo ripete Paolo: ‘Fratelli, non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole’. Esso è un vinco­lo talmente forte che, per quanto mi sforzi di allentarlo o re­ciderlo, non riuscirò mai a spezzarlo. Il tormento interiore che mi macera salutarmente ogni giorno, e talvolta manda in crisi la mia coscienza, è la denuncia palese che questo ‘debito’ non è stato ancora onorato del tutto! Ebbene, c'è un debito, ossia un legame d'amore, anche con il fratello che ha mancato perché ha offeso l'amore? Questo debito lo saldo con il perdono.

3 ‑ La correzione fraterna ‑ Se uno ama davvero, non si arrende di fronte al fratello che sbaglia, anzi, raddoppia l'affetto e le premure: prima a tu per tu, poi con una o due perso­ne ‘qualificate’ per il loro ruolo, in terza istanza con l'aiuto della comunità. La correzione, fatta nel modo dovuto e con vero cuore, è l’atto supremo d'amore. Essa impedisce che situazioni sbagliate diven­tino irrimediabili. La correzione è una mano tesa da amico e fratello: non per condannare, ma per salvare. Se non posso fare altro, posso già perdonarlo pregando per lui.

4 ‑ Punti concreti ‑ Il criterio per giudicare se l’amicizia è vera o superficiale  è  questo: i due o più ami­ci hanno il coraggio di correggersi a vicenda dicendosi la verità. In altre parole: se sono pronti a dare e ad accettare la correzione. In tal modo si tiene vivo e si rigenera continuamente il dialogo tra marito e moglie, tra fratelli e sorelle, fidanzati, amici e colleghi, membri ­di un gruppo e di comunità. Dopo la correzione, i rapporti si rafforzano e diventano più genuini. Non c'è perdono cristiano che non debba esso stesso essere una forma di correzione fraterna.

5 ‑ Legare e sciogliere ‑ Il vangelo di Matteo estende il potere di legare o sciogliere a tutta la comunità. Non si tratta eviden­temente del ‘potere’ sacramentale di rimettere i peccati, affi­dato al ministero sacerdotale della Chiesa, ma di un ministero di verità, di amore e di ri conciliazione che impegna tutti al perdono re­ciproco. Ecco Agostino: ‘Ama e, ciò che vuoi, fallo pure. Se tu taci, taci per amore; se tu parli, parla per amore; se tu correggi, correggi per amore; se tu perdoni, perdona per amore. Sia ­in te la radice dell'amore, poiché da questa radice non può procedere che il bene’ (Comm. I Lett. di Gv. 7,8).

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