Ventunesima Domenica fra l'anno

Posted by Padre Eugenio Cavallari on 24 August 2018

verdeSignore, tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto

Letture: Giosuè 24, 1-2a. 15-17.18b; Efesini 5, 21-32; Giovanni 6, 60-69.

1 - Al bivio - Le tribù del popolo ebraico sono radunate in assemblea a Sichem per decidere il proprio futuro religioso e politico. Giosuè propone agli anziani, ai capi, ai giudici e a tutto il popolo una scelta di fondo: ‘Scegliete oggi chi volete servire: o gli dèi d’Egitto o gli dèi degli Amorrei o il Signore nostro Dio’. La risposta è unanime: ‘Anche noi vogliamo servire il Signore, perché Egli è il nostro Dio che ci ha fatti uscire dal paese d’Egitto, liberandoci dalla condizione servile e proteggendoci da tutti i popoli fra i quali siamo passati’. Soltanto Dio può liberare l’uomo dalla condizione servile: essere schiavo del male e della violenza altrui; solo Dio protegge l’uomo da ogni pericolo nel corpo e nello spirito.

2 – ‘Da chi andremo’? ‑ Analogo episodio accade nella vita di Gesù, al termine del ‘difficile’ discorso eucaristico, in cui Egli si è presentato come ‘pane vivo disceso dal cielo’ e come ‘carne da mangiare’. Il commento delle folle esprime disorientamento e scandalo: ‘Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo’? Anche gli apostoli sono sconcertati e meditano di abbandonare il Maestro. Ma Gesù non mitiga affatto il senso ‘letterale’ delle sue parole e lo ribadisce in pieno rivolgendosi agli apostoli: ‘Forse, anche voi volete andarvene’? Risponde per tutti Simon Pietro: ‘Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna; e noi abbiamo creduto che Tu sei il Santo di Dio’! Anche oggi, con tutto quello che succede nel mondo, siamo alle strette, se scegliere di essere cristiani o seguaci del mondo. A chi andremo, se non a Dio?

3 - Spirito e carne - A questo punto, al bivio siamo proprio noi: o crediamo e seguiamo fino in fondo Cristo o ci tiriamo indietro in quell’usuale modo di pensare e di vivere, che ci porta a non prendere mai una posizione netta e chiara di fronte a Cristo. In altri termini: o pretendere di costringere il messaggio evangelico di verità e di vita nelle nostre categorie umane oppure lasciarci coinvolgere nel ‘duro’ e  liberante mistero dell’infinito. Ecco il compito arduo e magnifico della nostra fede: rinunciare alle ragioni della ‘carne’, cioè al proprio egoismo, per abbandonarci all’azione dello Spirito divino, cioè all’amore. Per giungere a questa scelta dobbiamo far nostro un prologo indispensabile: ‘È lo Spirito che dà la Vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio’ (Vangelo).

4 - Il grande mistero - S. Paolo, scrivendo agli Efesini, parla di un matrimonio fra Dio e l’umanità, realizzato da Cristo sulla croce quando dà la sua vita per la Chiesa: ‘Questo mistero è grande: lo dico di Cristo e della Chiesa’. In questo clima di amore totale si può ben parlare di matrimonio fra Dio e l’uomo; anzi, appare del tutto normale e logico che Dio sia amato solo così! Totalmente. La fede non è più un faticoso esercizio intellettuale e morale per affermare in parte le esigenze di Dio sull’uomo, conservando naturalmente tutta la propria autonomia. La fede invece è, semplicemente, innamorarsi perdutamente di Dio amandolo con tutto il cuore, la mente, la coscienza, la vita. Ecco il punto: amare fino in fondo o andarcene per la propria strada? Questo è quanto ci chiede il Signore, ma soprattutto ci offre quando vuole essere ‘mangiato’ da noi per assimilarci a Sé. Da qui dobbiamo ricominciare il nostro rapporto di amore personale.

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