Seconda Domenica di Natale
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto, e grazia su grazia
Letture: Siracide 24, 1-4.8-12; Efesini 1, 3-6.15-18; Giovanni 1, 1-18.
1 - La colonna della verità - Il libro del Siracide descrive la vita divina della Sapienza, che è il Verbo di Dio fatto uomo: Gesù redentore. La scena lo rappresenta al centro dell’assemblea celeste e terrena: ‘La sapienza loda se stessa e si esalta in mezzo al suo popolo da una colonna di nubi’. La colonna delle nubi è immagine delle verità misteriose e infinite dei pensieri di Dio. Essi illuminano le menti di tutte le anime, fatte precisamente per pensare con i pensieri di Dio. Questa sapienza poi ‘officia nella tenda santa davanti a lui, e ha posto la sua dimora nella città amata’: la Chiesa. Ecco il tesoro inestimabile di luce vera, che Gesù porta con sé a Natale e i nostri cuori posseggono mediante la fede: ‘Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore, sua eredità’ (Siracide).
2 - La benedizione divina - Anche Paolo sviluppa lo stesso concetto, vedendolo come una grande benedizione. Nel linguaggio biblico, la benedizione è sempre un dono, che viene elargito per creare o aumentare la vita: ‘Benedetto sia Dio, padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo’ (Efesini). Questa benedizione di fecondità si articola in quattro fasi: a) siamo stati scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati davanti a lui, b) predestinati ad essere suoi figli adottivi in Gesù, c) chiamati a far parte della sua Chiesa, d) eletti nella sua grazia in ogni giorno della nostra vita. Paolo esprime anche un augurio e una preghiera: ‘Il Padre di Gesù vi dia uno spirito di sapienza e rivelazione per una più profonda conoscenza di Lui’. Ecco il lavoro incessante della nostra vita interiore: entrare dentro la Parola di Dio, cioè nel pensiero di Gesù. Non c’è da fare altro che questo: divorare e assimilare tutta la Bibbia!
3 - La pienezza del Verbo - Il brano evangelico è il celebre Prologo, col quale esordisce il quarto Vangelo di Giovanni. Esso descrive l’Incarnazione della sapienza celeste, il Verbo fatto uomo, e l’accoglienza o il tragico rifiuto che gli riservano gli uomini di ogni tempo: ‘In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio… La sua vita è la luce degli uomini...Venne fra la sua gente, ma i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio... Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto, e grazia su grazia’. Gesù dunque è il principio della vita di ogni uomo, è la luce della verità per l’intelligenza, è la norma e guida dell’azione per la volontà: ‘Senza di lui nessuno viene all’esistenza, nessuna cultura educa, nessuna prassi giova. Egli si cerchi perché in lui tutto per noi è stabile, egli si guardi perché in lui tutto è per noi intelligibile, egli si ami perché in lui tutto per noi è onesto’ (S. Agostino, Città di Dio 8,4).
4 - ‘Ma, voi, chi dite che Io sia’? - Gesù oggi ripete a noi questa stessa domanda, cui si può rispondere esaustivamente se si tengono presenti i tre aspetti del problema: Gesù è Dio - Uomo - Salvatore. Non si spiega altrimenti il grande viaggio, compiuto dal Verbo dalla casa del Padre fino alla tenda dell’uomo: esso è frutto del suo infinito e gratuito amore misericordioso. Se Lui non avesse raggiunto l’uomo, questi non avrebbe mai potuto risalire a Dio. Ora, Gesù è certamente un personaggio scomodo perché ci propone il suo stesso modo di vivere e di morire per amore. Cosa diametralmente opposta alla cultura dell’egoismo. Questa fede in Gesù esige che l’uomo si riconosca effettivamente: creatura di Dio (bisognosa di tutto), peccatore (bisognoso di perdono) e riconosca Cristo come unico maestro e medico celeste Tre ordini di ragioni che devono essere accolte lucidamente in tutta la loro portata: ‘Riconosci ciò che sei. Riconosciti debole, riconosciti uomo, riconosciti peccatore; riconosci che Cristo giustifica, riconosci che sei macchiato’ (Agostino, Disc. 137,4,4). La fede in Cristo si traduce in un identico nostro modo di pensare e di vivere: come Lui.